Quanto inquina un like? Il lato nascosto (e impattante) dei social media

Luglio 11, 2025

Ambiente


Ogni giorno scorriamo centinaia di contenuti, clicchiamo su “mi piace”, guardiamo video brevi e condividiamo storie. Ma ci siamo mai chiesti: qual è il costo ambientale di queste azioni digitali apparentemente innocue?

Sembra invisibile, ma l’impatto ambientale delle nostre interazioni online è reale e crescente. Secondo l’International Energy Agency (IEA), nel 2023 i data center e le reti di trasmissione hanno consumato circa 460 terawattora (TWh) di elettricità, una cifra in crescita del 20% rispetto al 2020. Questa energia alimenta tutto: dai social media allo streaming video, dalle email ai servizi cloud. Un semplice “like” può sembrare insignificante, ma moltiplicato per miliardi di utenti, diventa un ingranaggio ben oliato in una macchina che consuma risorse, produce calore e genera emissioni. E mentre il digitale promette dematerializzazione e minori impatti rispetto ad attività fisiche, il suo peso ecologico è tutt’altro che trascurabile.

L’infrastruttura invisibile: cosa alimenta il mondo digitale?

Dietro ogni contenuto condiviso sui social media si cela un’infrastruttura fisica gigantesca. Parliamo di data center—veri e propri “cervelloni” globali dove vengono archiviati e processati i nostri dati—e di reti di telecomunicazione che collegano dispositivi, server e cloud.

Secondo un report di Nature (2023), i data center rappresentano l’1–1,5% del consumo energetico globale, ma questo valore è destinato a salire con l’avanzare dell’intelligenza artificiale e il crescente traffico video. Non è un caso che colossi come Meta (Facebook, Instagram) o Google stiano investendo miliardi in infrastrutture sempre più potenti, spesso ubicate in regioni fredde per ridurre i costi di raffreddamento. Ma anche laddove l’energia proviene da fonti rinnovabili, il fabbisogno totale rimane elevato.

Un’altra questione cruciale è il ciclo di vita dei dispositivi: smartphone, tablet e laptop con cui accediamo ai social. L’European Environmental Bureau (EEB) ha stimato che oltre il 75% delle emissioni di CO₂ associate a un dispositivo elettronico avviene nella fase di produzione, legata all’estrazione di minerali rari e ai processi industriali energivori.

Inoltre, ogni contenuto che visualizziamo non solo ha bisogno di essere generato e distribuito, ma anche archiviato. E i costi energetici dello storage non sono affatto trascurabili. Un’indagine condotta da The Shift Project nel 2022 ha rivelato che la visione in streaming rappresenta oltre il 60% del traffico dati su internet, contribuendo in modo sostanziale all’impronta digitale complessiva.

Quanto inquina davvero un like (e non solo)?

Misurare l’impronta esatta di un gesto digitale è complesso, ma gli studi recenti aiutano a fare luce. Un’analisi pubblicata su Nature Sustainability ha stimato che:

  • Un like su Facebook o Instagram emette mediamente 0,02 grammi di CO₂.
  • Una ricerca su Google può generare tra 0,2 e 0,7 grammi di CO₂, a seconda della complessità e dei risultati richiesti.
  • Un’ora di video in streaming in HD può emettere fino a 400 grammi di CO₂, l’equivalente di percorrere 2,5 km in auto.

Moltiplichiamo queste cifre per le attività medie di un utente giornaliero (decine di ricerche, centinaia di scroll, ore di streaming) e poi per i 5,4 miliardi di utenti Internet attivi nel mondo (dati ITU 2024): l’impatto diventa gigantesco. Secondo IEA, se Internet fosse un Paese, sarebbe il quarto emettitore mondiale di gas serra, dopo Cina, Stati Uniti e India.

Anche il machine learning e l’intelligenza artificiale hanno un costo ambientale sorprendente. Allenare un singolo modello linguistico di grandi dimensioni (come GPT) può generare emissioni pari a 300 tonnellate di CO₂, secondo uno studio pubblicato su MIT Technology Review. E questo prima ancora che l’IA venga utilizzata da milioni di utenti.

Cosa possiamo fare? Strategie per ridurre l’impatto digitale

Pur vivendo in un’epoca in cui il digitale è ineludibile, esistono molte pratiche per rendere il nostro comportamento online più sostenibile:

  1. Disattivare autoplay e ridurre la qualità video: guardare un video in 480p anziché in HD può ridurre le emissioni anche del 50%, secondo il report “Climate Change and the Digital World” (IEEFA, 2023).
  2. Pulizia delle email e del cloud: archiviare meno dati inutili e cancellare le email vecchie contribuisce a ridurre il carico sui server. Una email con allegato può pesare fino a 50 grammi di CO₂.
  3. Scegliere motori di ricerca ecosostenibili, come Ecosia, che pianta alberi a ogni ricerca.
  4. Tenere i dispositivi più a lungo: prolungare la vita di uno smartphone da 2 a 4 anni riduce del 50% le emissioni annuali associate al suo utilizzo (EEB, 2022).
  5. Optare per provider con energia rinnovabile certificata: molte aziende ora offrono hosting e servizi cloud alimentati da fonti rinnovabili.
  6. Sensibilizzare e fare pressione su governi e aziende: per rendere più trasparente l’impatto delle attività digitali e incentivare politiche di green computing.

La transizione digitale e la transizione ecologica non possono più essere trattate come ambiti separati. È urgente un’integrazione strategica tra innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale.

Una tecnologia sostenibile è davvero possibile?

La risposta è sì, ma serve consapevolezza collettiva e azioni concrete. Non si tratta di demonizzare l’uso del digitale – che ha anche un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico, ad esempio nel monitoraggio satellitare o nella gestione smart dell’energia – ma di ripensarne il modello di sviluppo e utilizzo.

Il mondo digitale ha un impatto ecologico reale, anche se nascosto dietro lo schermo. Ogni click, ogni like, ogni stream ha un peso, seppur minimo. E, come in ogni sistema complesso, sono proprio i piccoli gesti ripetuti su larga scala a fare la differenza. Riconoscere l’impronta digitale è il primo passo verso un uso più responsabile, efficiente e sostenibile della tecnologia.

Perché un like non salverà il pianeta, ma sapere quanto inquina può essere l’inizio per farlo davvero.

L’impegno di Impact: comunicare in modo consapevole e responsabile

In questo contesto, Impact nasce proprio con l’obiettivo di ridurre gli impatti, anche nel mondo digitale. Utilizziamo i social media non per alimentare un consumo distratto e compulsivo, ma per fare informazione, stimolare consapevolezza e promuovere uno stile di vita più sostenibile. Ogni contenuto che pubblichiamo è pensato per durare nel tempo, basato su fonti verificate e internazionali, e progettato per offrire strumenti concreti a chi vuole fare la differenza.

Crediamo che la tecnologia non sia il problema, ma parte della soluzione, se utilizzata con etica e trasparenza. Per questo investiamo in una comunicazione leggera per l’ambiente ma ricca di significato, convinti che anche nel mondo digitale si possa — e si debba — fare la propria parte.

The Shift Project – Climate crisis: The unsustainable use of online video

Nature – The environmental footprint of data centres in the age of AI

International Energy Agency (IEA) – Data centres and data transmission networks